La vita
nella Roma antica
La cucina
La tavola è lo specchio della civiltà e della
cultura sia per quanto riguarda la coltivazione del suolo, sia per la trasformazione dei
frutti della terra. Cosa mangiavano i Romani? Le fonti di allora (Apicio, Giovenale,
Petronio, Columella) ci raccontano i dettagli degli ingredienti e della loro preparazione,
compreso il galateo e i riti. Eccovi alcuni dettagli, ricette e metodologie usati in
cucina:
Gli ingredienti
Occorre pensare a una dieta mediterranea priva di alcuni ingredienti arrivati in Europa
solo dopo la scoperta dell'America: pomodori, peperoni, patate, riso, granoturco e alcuni
tipi di agrumi erano infatti inesistenti allora. Persino la pasta non esisteva, dato che
il grano serviva come legante (amido) e non per fare gli spaghetti o le tagliatelle. Ma
carne, pesce, legumi, uova, cereali, formaggi non impedirono a Lucullo, per esempio, di
far allestire banchetti di grande qualità e quantità.
Tre pasti giornalieri
Alzatosi dal letto all'alba, l'antico Romano faceva colazione
("ientaculum") con gli avanzi della sera (formaggio, olive, pane, miele), latte
fresco e focaccette. Il pasto era sostanzioso.
Intorno a mezzogiorno si faceva un pranzetto ("prandium") veloce, dato che si
era al lavoro in città. Spesso si mangiava qualcosa dai venditori ambulanti e, con l'uso
delle terme, dopo il bagno. Cibi caldi d'inverno, freschi d'estate.
La cena ("cena") era legata al tramonto del sole e si faceva in presenza di
tutta la famiglia un pasto abbondante. Nei tempi antichissimi si mangiava una zuppa di
legumi, latte, formaggi, frutta fresca e secca, lardo. In tempi più evoluti, il pane fece
il suo debutto e la carne presenziava anche sulle tavole dei più poveri. Quando a cena
c'erano ospiti, il pasto era un "convivium", con antipasti ("gustum"),
piatti forti ("caput cenae") e dessert ("mensa secunda"). Non mancava
il tartufo, il fois gras (ideato da Plinio), le polpette di aragosta, le ostriche. La
carne bovina era scarsissima per via dell'utilizzo delle bestie nel lavoro contadino. In
compenso, tutta la selvaggina, le rane e le lumache erano cibi sopraffini, come oggi.
Sempre presenti, le salse erano l'aggiunta a tutto: pepe, chiodi di garofano, zafferano,
senape, semi di finocchio e di anici, bacche di ginepro e alloro, pesce, olio, aceto e
vino.
Nei pranzi di notabili i cuochi erano diretti da uno chef ("archimagirus") e gli
ospiti arrivavano in tenuta di gala ("vestis cenatoria"), dopo il bagno alle
Terme.
La cucina
Era un ambiente piccolo, spesso senza finestra, con un forno per il pane e le
focacce, un acquaio e una sorta di fornelli in pietra a legna o carbonella. I cibi
venivano cotti in pentole di argilla o bronzo.
La tavola
La sala da pranzo era chiamata "triclinio", il locale più bello della
casa, decorato e arredato anche sfarzosamente (marmi, mosaici, affreschi, fontane, vasche
con pesci, tavoli con intarsi d'argento e fiori). Nel triclinio si entrava col piede
destro e ci si accomodava al proprio posto, un lettino per 3 persone dove mangiare distesi
(il popolo mangiava seduto però) come i Greci. Il cibo poteva essere preso da un piatto
di portata o servito da uno schiavo in un piatto personale che si teneva con la mano
sinistra, appoggiata; con la destra si portava il cibo alla bocca in piccole quantità,
attenti a non sporcarsi.
A fine cena, ci si puliva i denti con lo stuzzicadenti ("pinna"), che poteva
essere d'argento.
La conservazione dei cibi
Dato il clima mite e, nei mesi estivi, caldo di Roma, il problema della conservazione dei
cibi era quotidiano. Le soluzioni erano diverse:
- affumicare, di solito usato per i formaggi;
- deidratare, diffuso su molte cibarie, specie carni;
- spalmare miele, per la frutta fresca;
- metter sotto sale, dopo che Tiberio costruì le "salinae".
Alcune ricette antiche
Salsa Garum di Gargilio Marziale - III secolo (fattibile oggi): 2 cucchiai di
pasta d'acciughe stemperate in succo d'uva ristretto (bollito fino a ridurlo a 1/10).
Mescolate con un pizzico di origano.
Salsa per scaloppine di Apicio - 281 d.C. (per 4 persone): lasciare a
riposo una notte 200 g di pinoli e 200 g di noci sgusciate nel Garum; schiacciarli poi
ammorbidendoli con altro garum. Aggiungere sale, pepe, timo, olio e aceto quanto serve.
Sufflé di asparagi di Apicio - 132 d.C. (per 4 persone): spezzettare 2
kg di asparagi e passarli; mescolare a parte pepe, garum, un bicchier di vino e 3 cucchiai
d'olio e farli soffriggere. Aggiungere 6 uova e la crema di asparagi. Spalmare una
casseruola con il composto e disporre 4 petti di pollo cosparsi di pepe abbondante. Far
cuocere quanto serve.
Polpette di carne di Apicio - 48 d.C. (per 4 persone): amalgamare 5 etti
di carne tritata di maiale (o di manzo) con 1 etto e mezzo di mollica di pane ammorbidito
nel vino. Unire con pepe, un cucchiao di garum e 500 g di pinoli. Fare tante polpette e
cuocerle in un bicchiere di vino.
Presto altre ricette da provare.
> Gli uomini
> Le donne
> Le case
> Le immagini dal vivo
di Roma, attraverso la camera telecomandabile
> I luoghi e le
costruzioni come si vedono oggi e come le vedevano gli Antichi Romani
Negli altri capitoli potete trovare il notiziario
sull'avanzamento degli scavi archeologici nella zona dei Fori Imperiali, la storia di
Roma, i detti e le curiosità sugli Antichi Romani. Selezionate il capitolo tra i quattro
titoli nella colonna nera di destra.
|